Capitolo 10
UN TRUCCO DI MAGIA
Un giorno, un mago di quelli che tirano fuori conigli dal cappello, mi propose un gioco. Mi disse di prendere una moneta e di osservarla diverse volte. Dovevo girarla, giocarci e controllare che non ci fosse trucco, che non fosse piegata, che fosse perfettamente rotonda e senza ondulazioni. Dovetti farlo con attenzione e guardare sotto la sua manica, dove non c’era nulla. La moneta era normale, da dieci centesimi, e a prima vista non aveva nulla di particolare. Era pulita e senza pieghe, con la testa e la croce di sempre. L’avevo appena presa da sopra il tavolo, dove il mago teneva anche altri oggetti quotidiani per la vita e lo spettacolo, come una corda, un cappello, alcune carte e dei dadi. Non notai nulla di speciale nel breve tempo che le dedicai: aveva delle irregolarità sul bordo, come tutte le monete da dieci centesimi, da un lato c’era la mappa dell’Europa e dall’altro il volto di Cervantes.
Il mago mi invitò a prendermi il mio tempo e a verificare che fosse tutto in ordine, perché quella moneta era e sarebbe stata la più importante della mia vita, anche se non valeva niente. Poteva finire dimenticata in un cassetto, tra i sedili di un’auto o in una fontana in Italia. Quella moneta mi avrebbe letto il futuro. Dovevo tenerla bene, perché sapeva tutto di me, conservava il mio più grande segreto e le mie peggiori paure. Era con me da quando ero nato, era il mio amuleto, o il mio malocchio.
Era la prima volta che vedevo quella moneta, quella specifica, e anche se non capivo molto bene a cosa si riferisse il prestigiatore, seguii il gioco in favore dello spettacolo. Sorrisi e annuii mentre mostravo al pubblico due buste contenenti due lettere scritte da me per me stesso tra trent’anni. Guardai la moneta e il mago mi disse di non lasciarla andare per il momento. Mi fece una domanda a cui solo io potevo rispondere: volevo sapere il mio futuro? Esitai per alcuni minuti, ma proprio prima di rispondere e vedendo che tra il pubblico si alzavano mani che si offrivano, alzò la voce e concluse dicendo che oggi non poteva essere altrimenti. Normalmente non poteva fare quel trucco per mancanza di qualcuno di specifico tra il pubblico, perché la maggior parte delle persone era schiava del caso ed era condannata al fatto che la casualità del caos fosse la sua unica certezza. La magia è una scienza esatta, per potermi leggere il futuro dovevo avere un destino e, ribadiva, lì ero l’unico ad averlo, ero speciale e dovevo decidere se volevo conoscere il mio futuro.
Dissi di sì, un po’ per la pressione dello sguardo fisso degli spettatori, non volevo rovinare la rappresentazione, alla fine era solo un trucco. Alla fine esclamai “andiamo avanti!” proprio prima che iniziassero gli applausi. Il mago continuò dicendo che la mia vita era già scritta su entrambi i lati di quella moneta. Da un lato c’era una storia in gran parte bianca, in cui potevo ancora scrivere, dipingere ciò che volevo, decidere, apparentemente, della mia vita, giocare ad essere Dio di me stesso. Si fermò per sorridere e guardare tutti, come chi aspetta un riconoscimento dopo aver dato una grande notizia. Prima che qualcuno reagisse, le luci del palco si spensero quasi del tutto, il mago cambiò espressione, diventò l’unica cosa illuminata di tutta la sala, e iniziò a parlare con un tono tenebroso guardandomi fisso e con l’intenzione di spaventarmi. Mi disse che dal lato della croce la storia era completamente scritta, senza margini di manovra. Qualcuno aveva già fatto il lavoro di giocare a essere Dio per me e sarei stato intrappolato nel mio corpo anche se non lo volevo.
Ci furono alcuni secondi di silenzio molto intensi, l’esibizione si stava trasformando in qualcosa che mi infastidiva personalmente e gli sguardi accusatori di un’intera gradinata morbosa avevano intenzioni che andavano ben oltre il gioco, volevano vedermi emotivamente al limite. Il mago mi ordinò di lanciare la moneta, dicendo che la sorte era segnata. Come un automa, senza pensare troppo a cosa stavo facendo e senza volerlo, lanciai la moneta in alto e il tempo che impiegò a cadere divenne un’eternità. Guardavo il giro e cercavo di fare calcoli mentali basati sul nulla affinché non fosse mai croce, affinché una forza esterna della natura, qualche Dio, qualcosa, determinasse che avrei avuto qualche possibilità di cadere su testa. Quando iniziò a rimbalzare più volte, sentivo il suono del bordo come un fischio nell’orecchio, vibrava, così come il respiro degli spettatori e del mago che rideva in modo malvagio aspettando di darmi il risultato definitivo. In un atto istintivo, proprio come avevo lanciato la moneta, riuscì a calpestarla giusto prima dell’ultimo rimbalzo, senza vedere il risultato. Mi chinai con gli occhi chiusi, la misi in tasca e passai, mentre sopportavo i fischi della gente e le urla del mago, diversi minuti a rigirarla dentro i miei pantaloni.
Quando arrivai a casa, aprii un cassetto, chiusi di nuovo gli occhi e la lasciai, insieme alle buste, conservata per sempre. Scelsi di non sapere cosa mi era toccato, ma la moneta è ancora qui, con me, con la sua verità già scritta.
Tu, lettore, libero dalle mie paure, puoi leggere il mio futuro: “Lancia la moneta, la sorte è segnata.”
Se esce testa, vai a pagina X. E se esce croce, a pagina Y.
È stata fortuna, anche se non abbiamo mai voluto giocare. Come vedi, alcuni di noi possono tenere maggiormente conto del destino rispetto al caso, anche se ho sempre negato la sua esistenza, anche se ho tenuto la moneta in quel cassetto fino a quando sembrava di esserci salvati per via dell’età. Mi sono liberato, ti sei liberato, di Croce. Fortuna, lì non c’era nulla che potessimo fare. Un 50% di una casualità atomica di cromosomi che si uniscono una notte, una mattina, in un atto d’amore. Tutto questo non sarebbe successo se non fossi nato, la tua esistenza è stata la tua condanna, il peso dell’incertezza, il “cosa succede se?”. Lo zaino carico di “mi ama, non mi ama” mentre si sfoglia una margherita, con la paura e la speranza che fanno da bilancia in modo costante e, quando volevi guardare oltre, fare piani, fantasticare su un futuro, finiva per inclinarsi verso Croce, verso la malattia, verso l’altra faccia della moneta. Come se non tutto avesse un’altra faccia. Come se liberarti di questo zaino, che ora ti sto togliendo, potesse salvarti da altre rovine, da altre incertezze. Non esiste Testa senza Croce, anche se nel tuo caso, nel mio, sembra che una sia una cima e l’altra un abisso. Mi sono liberato (io?) del grande zaino, ma ne ho molti altri. Non l’avevo pianificato, non ho fatto nulla per restare in questo 50%, per salvarti (io?). Buona fortuna senza voler giocare. Vincere alla lotteria senza comprare il biglietto.
Ti aspettavi qualcos’altro? Forse credevi in me, in te tra trent’anni, il salvato, Testa, una persona radiante libera da cromosomi danneggiati. Mi fa piacere essere scappato, ma l’esistenza continua a inventare preoccupazioni future, fantasie oscene e sconfitte, molte delle quali si avverano. Per quanto mi corichi pensando che il giorno dopo sarà un’altra storia, per quanto abbia la libertà di fantasticare di scegliere la mia esistenza, questa e molte più monete lanciate in aria, al caso, non importa quanto destino ci abbiano detto di avere scritto. L’unica cosa che rimane è agire, anche se questo non ti assicura nulla. Almeno siamo liberi, tu ed io, io, perché non siamo forse lo stesso? Liberi di posare il primo mattone per costruire la nostra casa, anche se è storta, anche se non tutto è come avevamo immaginato. Non fare troppi piani, farli è il primo passo perché non si avverino. Il futuro non è il miglior posto per custodire i tuoi segreti; non appena racconti le tue fantasie, i tuoi propositi, i tuoi progetti, si allinea per ostacolarli. Puoi scrivere la tua storia, sarai libero da Croce, ma non farlo su un foglio né in una mente fantasiosa prima di andare a dormire, le parole sono leggere. Scrivi i cinque sensi: un buon piatto di cibo, un tramonto sul mare, i piedi caldi di una donna mentre entra a letto, quella canzone che rende il passato molto presente, petricore. Scoprire la meccanica del secondo del cronometro. Pensare al futuro è avvicinarsi alla morte. Ora è l’unica cosa reale che hai.
La fortuna, come quasi tutto il resto. In un senso o nell’altro, sarebbe sbagliato non accettare ciò che non si può cambiare. Siamo arrivati fino a qui o, da qui, iniziamo qualcosa di nuovo. In qualche modo non smetterai di essere te stesso, giovane, un po’ più grande, un po’ più danneggiato. Spero che tu veda ancora in me qualcosa di te. I peli delle gambe, non so, un’onomatopea che ti accompagna da tutta la vita, con me, con noi, vedi un ombelico che ti sembri familiare?, riconosci questi occhi come tuoi? Ora così persi. Continuo a essere te?, Cosa resta di noi oltre a dei cromosomi danneggiati? Un legame imperfetto che una notte di sesso ha deciso di lanciare questa moneta che ti condanna, o ti salva? Sono prigioniero in un corpo che non risponde più e in una mente che da tempo non riesce a esprimersi, se almeno mi rimanesse quello, se almeno avessi la possibilità di pensare in modo ordinato e potessi raccontarlo. Si smette di essere umani quando non ci si può comunicare, quando ci si regola esclusivamente per ritmi biologici che non capiscono né i convenzionalismi né le routine più semplici, la norma sociale si dimentica quando ci si trasforma in un animale. Mi sto pisciando addosso. Sono un mammifero incompetente che distrugge le teorie di Darwin Dove sono i predatori? Per favore, venite a salvarmi. Voglio morire, da tempo, ma non ho libertà nemmeno per questo, sapevi questo?, ti immaginavi di voler morire? Sicuramente qui non ti riconosci, sono te stesso che cerca di non spaventarti, ma lo sto facendo, ti è capitato il lato della moneta che nessuno voleva, una casualità storica, come tutto, no? Un 50% non è poi così tanto, solo una metà di qualcosa, quante volte quella probabilità ti è stata completamente indifferente? Le nostre decisioni non sono eterne, né le nostre vittorie né le nostre sconfitte, quante volte sei riuscito a cambiare il tuo destino con le tue azioni? Non sogno più nemmeno a questo, non c’è speranza né frustrazione, la libertà è avere, anche solo, una minima possibilità di cambiare il corso delle cose, andare a letto pensando che, magari, il giorno dopo potrebbe essere diverso. Non è forse mantenersi vivi una proiezione? Che senso ha la vita senza poter fantasticare? Il presente è lo spazio per caricarsi di speranza. Che sia a breve termine, è già qui, con te, con me, anche se non credi che siamo gli stessi, anche se ti guardi e lo neghi. Sogni grandiosi, pianificare il restante 50%, il sogno di tutti gli uomini, la religione, dare tempo al tempo, come se in qualche momento lui si sedesse con noi per restituircelo, non è mai stato nostro, difendiamo in zona. Non c’è coscienza sulla matematica della morte, sull’esattezza della sua esistenza, più morte per la vita. È già qui, con te, con me, anche se non credi che siamo gli stessi, anche se ti guardi e lo neghi. Sogni, pianificare per il 100%, ciò che si avvicina al prossimo numero dell’orologio, sapore di cottura lenta, oggi, contrattare l’ambizione, l’ansia, con la tua pelle, la pelle d’oca per il presente continuo, il verbo essere puzza di terra bagnata, rimandare, chiudere gli occhi tenendoli ben aperti, piedi freddi, crepuscolo nel mare, sudare per eccesso, un cioccolatino, scoprire la meccanica della lancetta dei secondi: tic, respira, non correre, c’è bellezza tra tanti millesimi, tac.